Non nascondo che i deep purple,nonostante sian il mio gruppo preferito, non brillino per i loro testi.Anzi, fanno pena.Io ho sempre pensato che la musica si ascolta,se vuoi sentirti belle parole vai a leggerti una poesia.Discutibilissimo,tuttavia musicalmente io son fatto così.Ad ogni modo c'è sempre stata una canzone della formazione III che mi a colpito per il testo:Soldier of Fortune.
Deve aver colpito anche i due compositori perchè sia Blackmore nelle sue notti e Coverdale tra i suoi serpenti se la son portati dietro,per questo mi sembrava giusto dedicare qualche ora del "mio" tempo a questo testo.
1 http://www.youtube.com/watch?v=6UH_atsX-JU&feature=related
Live non credo sia mai stata suonata,almeno io non ho versioni live,passo questo link in cui si sente la canzone correlata a immagini toccanti dal film del signore degli anelli.Credo che Tolkien si rivolterebbe nella tomba vedendo il nome di Aragorn associato a quello di Mercenario,però tralasciando la storia vera pernso sia un buon montaggio.
2 http://www.youtube.com/watch?v=kZ2vjySTjsw
3http://www.youtube.com/watch?v=7I49R72EnSQ
Ho riportato anche le versioni dei Blackmore's night e degli whitesnake se qualcuno fosse interessato.
Ti ho spesso raccontato storie di come ho vissuto la mia vita da sbandato
Si parla dunque di una vita sbandata, sregolata, drifter rende benissimo l'idea di precarietà, inoltre gli atti sono ripetitivi perché storie è plurale e vita implica esistenza per cui durata. Tuttavia il cantore ritiene rilevante narrarla poiché afferma di aver narrato spesso le sue vicende, ciò sembrerebbe paradossale: perchè narrare lo sbando? Solitamente non si tende a nascondere gli atti in cui ci accorgiamo di aver varcato il limite e di esser fuori regola?
Forse...ma la scelta non è così paradossale: non viviamo in un contesto in cui la sregolatezza sembra essere lodata?Non si tende a definire bullo il vandalo e figo il don Giovanni?
Aspettando il giorno in cui ti avrei preso le mani e ti avrei cantato canzoni
Siamo di fronte ad un dato di fatto,l'essere scapestrato, e un desiderio, stare con una persona.
Inoltre il gerundio indica che anche l'atto di volizione è sentito e ripetuto,quasi che il dato sia accettato ma solo guardando al futuro. Futuro che si prospetta piacevole e costruttivo,il tenere tra le mani descrive un atto di presenza e il raccontare storie implica un'apertura all'ascolto.
Poi forse dirai giaci con me e amami e io sicuramente resterò
Si intensifica il sogno:la persona cara e importante per il soldato, ricordiamo che sta aspettando solo quel giorno,gli chiederà di stare con lei,anzi addirittura di amare e di giacere. Poi si insinua il dubbio, perchè nell'esperienza niente è certo, nemmeno che il sole sorga domani,allora maybe viene collocato all'inizio per sottolineare la probabilità. Tuttavia la probabilità è creduta molto alta, chi non scommetterebbe che domani sorgerà il sole?Il soldato sa che non esiste certezza empirica, ma pensa e gode nel sapere che probabilmente chi ama gli chiederà di amarlo. Immediatamente si scopre e scende in campo dicendo che quando arriverà la proposta lui certamente ci sarà, perché si avvererà ciò che spera da tutta la sua vita da drifter.
Ma mi sento invecchiare
Qui il brano cambia tono, dal sogno si passa alla constatazione di un dato di fatto spiacevole,quasi a dire che nonostante il pensiero del giorno agoniato sconfigga la vita sbandata non può sconfiggere la vecchiaia. Per mia modestissima esperienza ogni qual volta si leggano pagine filosofiche comprensibili in quelle pagine non compare la nozione di tempo. Credo che il tempo sia uno dei problemi cardine degli antichi come dei moderni e la morte,senza dubbio,è la spia dello scorrere. Senza fine come lo scorrere potrebbe essere indagato?
Con la nascita?
La nascita da origine al concetto, ma non lo problematizza, poiché non avrei difficoltà ad accettare di esserci, anzi se ci fossi eternamente non saprei di esserci: adfirmatio est negatio,l'ho sempre imparato a memoria ma solo ora riesco a pesare l'importanza dell'affermazione di Spinoza. Quindi ho difficoltà ad accettare di esserci per poi non esserci.
Si parla di un soldato quindi conosce la morte,tuttavia egli non si sente morire ma invecchiare, non sente una cessazione di tempo ma un diminuire,uno sfuggire.
E le canzoni che ti ho cantato riecheggiano distanti
L'inglese in questo caso rende meglio,poichè dice IN the distance, come se all'interno del passato la musica suoni forte e profonda come la prima volta, ma il nostro allontanarci la fa diventare eco. In questo caso canzoni può avere un duplice significato:
-potrebbero rappresentare le canzoni che cantava nei momenti passati che trascorrevano insieme.
-potrebbero rappresentare metaforicamente le storie che narrava di vita sbandata, quindi con la vecchiaia subentra anche la constatazione(positiva?negativa?)che le imprese sregolate non possono più esser compiute. Del resto non si sente spesso dire che i giovani si sentono immortali?Anche il fatto che tutti da giovani,per periodo maggiore o minore, si siano effettivamente sentiti immortali dovrebbe farci riflettere. Ma questa è un altra storia,probabilmente eccheggia,anche questa, nella distanza...
Come il suono di un mulino che gira
Qui Coverdale non sa proprio come procedere e ricordandosi i compagni di merende Gillan-Glover va a rima,ci sta proprio bene come un mulino che gira e che altro deve fare un mulino?
Però il movimento rotatorio è costante,quindi le narrazioni sono conservate lucidamente dal passato e nel passato, nel presente tuttavia sono solo il suono del vento scosso dalle braccia delle eliche.
Signori,sarò sempre un soldato di ventura.
Qui arriva la perla,Guess suona molto come una costatazione ironica:”signori e signori miei,guardiamoci in faccia sarò sempre quello che sono”.Con schiettezza il soldato si riconosce non soldato chiamato alla leva,non volontario,non occasionale armigero, non veterano professionista ma di ventura. Egli non combatte per bisogno,per contingenza,per lavoro, ma perchè ama fare quello. Non è un amore per l'uccidere in sé, ma per l'avventura, per la precarietà di vita e del viaggio.
Proprio per queste motivazioni penso sia più consono tradurre soldato di ventura che mercenario,il mercenario si vende per combattere,il soldato di ventura si vende per ricercare nel viaggio e nella guerra la precarietà che lo costituisce.
Nota:Mi sembra doveroso sottolineare di astrarre dalla storicità,lo sanno tutti che i soldati di ventura nell' Italia dei Borgia eran peggio della grandine sul raccolto,chiaramente si parla di un ipotetico soldato romantizzato.
Molte volte ho viaggiato cercando qualcosa di diverso
Questa strofa conferma la centralità del viaggio per ricercare sempre qualcosa di diverso,in pieno divertissement Pascaliano. Il peso d'esistere si fa prepotente, l'essere bracca e il soldato coraggiosamente scappa ricercando sempre qualcosa di diverso in grado di fiaccare l'inseguitore, come un rito sacrificale in cui l'uomo cerca di domandare solamente il suo spazio.
Probabilmente si potrebbe scrivere un' altra canzone intitolata:”Simple Man” (cedendo gli eventuali dirirri a lynryed) in cui si descrive un personaggio opposto al soldato:stabile,semplice,naive e tranquillo. Sarebbe senza dubbio un uomo più felice e coerente, mi spiace affossare il fascino del bel tenebroso scapestrato ma non credo ci sian vite più felici di quelle modestamente semplici e ritirate,vedi Pascal,Spinoza,Kant,Kierkegaard. Tuttavia nemmeno questo personaggio scamperebbe dalla caccia, poiché è proprio di noi uomini stanziarci consumando sino all'osso le risorse che ci circondano e con che foga insaziabile balziamo dall'una all' altra illudendoci di trovar quiete e ristoro. Almeno il soldato ammette di annoiarsi e di dover ricercare qualcosa,che non conosce, ha il coraggio di scappare senza ipocrisie, scappa dall' essere. Almeno non scende a compromessi,comunque vada nessuno può portargli via la sua identità, si illude magari a volte con impeti di libertà, ma alla fine lo sa,l'essere è sempre più furbo, può concedere vantaggio ma in due pedalate è nuovamente in testa, può essere ignorato ma come l'ombra al crepuscolo riinizia a stagliarsi. Essere(sistere)levati fuori(ex)ma senza mai uscire da esso.
Nei tempi passati,quando le notti eran fredde ho vagato senza te
Sempre in questi tempi difficili e d'avventura l'uomo vagava disperato,col peso della sua esistenza,senza la sua amata,ma solo con l'essere come amante. Le notti erano oscure e tremendamente fredde e anima sperduta,vagante,esule,considerava in tutta la sua profondità la problematicità dell'uomo e del suo esistere
Ma ti ho pensato in quei giorni e i miei occhi ti hanno visto vicina
Nonostante lo strazio della vita l'uomo trova nella compagnia,anche solo astratta e immaginaria una ragion d'essere. La vita dell'uomo d'armi è difficile, ma basta un solo pensiero buono a rincuorarlo e a mantenerlo attivo e speranzoso
Nonostante la cecità confonda è chiaro che tu non sei qui
Se prima il soldato riusciva addirittura a vedere l'immagine astratta del suo desiderio, ora la vecchiaia lo mortifica e nonostante la cecità percepisce con chiarezza la sua assenza. Un'omo cieco che piange,piange il suo dolore per la mancanza, il vitalismo dei passi precedenti si accorge di non essere giunto alla meta,la mancata teleologia fa esplodere il disagio. Il disagio che è interiore perchè non ci sono segni di disperazione,del resto è consono per un soldato rimanere virile e anche un po stoico esternamente e avere un mare impetuoso nel profondo del cuore.
Ma ora mi sento invecchiare e le canzoni che ho cantato rieccheggiano lontano come il suono di un mulino che gira
Viene ribadito che nonostante la vecchiaia e perché no anche davanti al timore della morte,emerge l'angoscia della sospensione, il soldato aspettando troppo non è riuscito a tornare a casa e completare ciò che sognava da tutta la vita travagliata. Le promesse,i discorsi e le canzoni sono lontane e riecheggiano uguali, ma la constatazione iniziale della cecità e della vecchiaia le rendono amare
Penso che rimarrò sempre un soldato di fortuna
Nonostante l'incompiuto,il fallimento nel completare ciò che avrebbe un senso,rimane la costatazione del proprio essere. Qui l'orgoglio esce prepotente e nonostante la tristezza non si rinuncia al proprio vissuto, un fallimento finale ma che guardandosi indietro non rinuncia alla sua vita da avventuriero.
Sì,riesco a sentire il suono di un mulino che gira
Si immagini un vecchio cieco allo stremo delle forze, magari giacente in una branda di un piccolo villaggio,abbandonato dai compagni che mercenari han proseguito il viaggio, che tuttavia sente che ciò che cantava rimane. Il passato è lontano,ma intoccabile,mantiene quella forza viva il suono è il soldato che si sta allontanando. Ci sono tante interpretazioni di tempo,io lo vedo come Leopardi:va e possiamo solo dirgli addio, ma almeno nei ricordi e su carta può vivere per sempre.
Lo vedo morente, ma con un doloroso sorriso nel volto scavato dalle fatiche e dal sole, il corpo con le cicatrici di mille battaglie e il cuore traboccante d'emozioni e disperazione
Penso che resterò per sempre un soldato di fortuna
Muore. Non da eroe, non come Socrate o Leonida. Non con una calma,che solo la consapevolezza di una vita retta e di una certezza di pensiero porta. Non afferma alla Kant “Das Gute”. Muore da Lupo della Steppa, solitario, da fallito, da scapestrato. Qualcuno lo aspetta e lui non ci sarà, nulla di grande sarà ricordato della sua vita, nulla di caritatevole compiuto,nessuno testimonierà la sua presenza. Eppure forse sereno,per la prima volta in vita sua, guarderà l'essere gli dirà “mi hai preso”l'esistenza che reclami è tua, tuttavia le canzoni che ho cantato rimarranno e quello che sono stato,un soldato all'avventura,rimane.
Conclusione:
Che Trip!E senza uso di sostanze inebrianti. Eraclito diceva che i confini del Logos son introvabili data la sua profondità, ma non lo è forse anche l'immaginazione?Molto probabilmente sto riflettendo su una canzone scritta in dieci minuti mentre Coverdale era sbronzo e Ritchie guardava la telvisione, può essere...ma se pensiamo a quando il mondo era della musica classica gran parte della bellezza di un pezzo stava anche nelle reazioni che la musica faceva nascere nella gente, Hitler lo sapeva bene: non disse forse che non si può capire il nazionalsocialismo senza capire Wagner?
La musica evoca. Cosa evoca poi lo decidiamo noi, forse voi traducete mercenario e la prendete come la storia di un semplice manigoldo sbandato, la maggior parte forse direbbe che alla fine è la storia di uno sfigato. Per come la vedo io c'è in ognuno di noi un piccolo soldato di ventura, poiché tutti sognamo, tutti facciamo progetti senza realizzarli,tutti corriamo braccati dall'essere,poi che qualcuno lo senta più e altri meno è un altro paio di maniche. Con rammarico sento conversazioni che dicono non c'è scelta giusta o sbagliata,solo conseguenze positive e negative. Ok, ma positive e negative rispetto cosa?Non son disposto a concedere nulla sull'assenza di riferimento,ma volentieri do assenso al fatto che qualsiasi scelta si faccia rimanga e noi ci allontaniamo e sentiamo il vento spostato dalle pale del mulino ma le canzoni rimanogono(positive e negative).
Insomma ciò che mi sembra importante è il fatto che il soldato rappresenta quella problematicità dell'uomo che non si deve mai perdere,”ne angelo ne bestia”quindi qualcosa di strano diceva Pascal. Mi si domanda spesso :”ma tu che te ne intendi(perchè poi dovrei intendermi non l'ho mai capito)come ci si dovrebbe comportare in questo mondo?(perchè vivi in due mondi?) Dammi un'etica!” Ma cosa vuoi un'etica se hai perso il mondo?Come posso prescriverti qualcosa se non indaghi su cosa sei e su cosa ti circondi? Si impala spesso Heidegger per non aver scritto di morale esplicitamente, ma forse anche lui aveva colto che se non te ne stai un po zitto e ascolti te stesso e il mondo non capirai mai nemmeno cosa devi fare. Lo stesso Kant dice che le tre domande delle tre critiche si riconducono ad una cos'è l'uomo?(E forse aggiungerei il mondo,ma basta questa).
Ma la risposta viene a mancare. Ora,se non risponde Kant io proprio non mi sento di parlare, ma il tentativo di risposta non penso possa trovarsi senza sottolineare la nostra problematicità e senza buttarsi come soldati di ventura nella ricerca, che poi del resto è buttarsi nella vita.
mercoledì 12 maggio 2010
sabato 17 aprile 2010
Molto spesso studiando Hegel il vecchio si parla della sua dialettica e dell'Aufhebung, tuttavia in una maniera altamente astratta.Hegel è sicuramente un autore che raggiunge alti picchi di teoresi e alcuni suoi passaggi non hanno eguali per difficoltà in tutta la storia del pensiero.Un pensatore complicato,tuttavia ritengo da quel poco che ho compreso e letto che sia estremamente concreto.La difficoltà di letture delle sue opere non deve portare alla conclusione che "parli di aria fritta"piuttosto mi sembra cerchi di rigorizzare l'andamento del reale,quindi di qualcosa che è concreto,che è sotto gli occhi.Raramente lo sentiamo dire:postuliamo,ammettiamo,immaginiamo...Hegel non cerca di giungere ad una meta mediato dalla ragione,ma descrive mediato dalla ragione:come se la ragione fosse quello strumento in grado di mostrare luminosamente quello che già c'è.
Detto ciò ho tentato di rendere l'aufhebung concerto contestualizzandolo nel nostro pensiero di contemporanei.Sottolineo che questo non vuol dire che la dialettica Hegeliana è una verità indubitabile,il dibattito filosofico su essa è sterminto.Ho letto recentemente un saggio,se non sbaglio,dell' eminente Severino in cui la fa a pezzi,ma camminando proprio sulle sue rovine,mentre un gruppo di analitici inglesi la lodava e la riteneva addirittura fondamento della logica generale.Il dibattito è quindi ancora molto sentito e non sarà il mio pro o contro a cambiarlo o influenzarlo.
Diciamo quindi che il ruolo di questa riflessione è questo:"Se Hegel vivesse ora potrebbe fare questi esempi per spiegare la sua dialettica".
L'Evidenza Dell' Aufhebung
Nell'introduzione della “Scienza della Logica” di Hegel si trova questa affermazione:
Nessuna esposizione può valere come scientifica, la quale non segua l'andamento di questo metodo e non si uniformi al suo semplice ritmo, poiché è l'andamento della cosa stessa1.
Ciò significa che qualsiasi trattazione per essere vera, consistente, oggettiva, Hegel dice scientifica appunto, deve fondarsi su un preciso metodo. Un metodo che immane nella realtà, che è il ritmo di tutte le cose stesse. Tale metodo è denominato dialettica Hegeliana e ha il suo fulcro nel concetto di negazione, che Kant aveva già iniziato ad esprimere in alcuni scritti precritici:
Che infatti le quantità negative non sono negazioni di quantità, come la similarità nella terminologia gli ha potuto far supporre, bensì qualcosa che in se stessa è effettivamente positiva e soltanto contrapposta ad un'altra cosa.2
Hegel recepisce e approva l'insegnamento, infatti scrive nella “Scienza della Logica”:
L'unico punto, per ottenere il progresso scientifico,-e intorno alla cui semplicissima intelligenza bisogna essenzialmente adoprarsi,-è la conoscenza di questa proposizione logica, che il negativo è insieme anche positivo, ossia che quella che si contraddice non si risolve nello zero, nel nulla astratto,ma si risolve essenzialmente solo nella negazione del suo contenuto particolare, vale a dire che una tale negazione non è una negazione qualunque,ma la negazione di quella cosa determinata, ed è perciò negazione determinata.
In generale, si può dire che il filosofo crede nell'esistenza di un metodo, basato sulla forza del negativo, che immane in ogni cosa. Per verificare se effettivamente questo metodo si applica e sostiene la realtà, prenderemo in considerazione vari esempi e indagheremo se essi possono essere letti dialetticamente e se la doppia negazione di un concetto affermato porta realmente un arricchimento e non una nullificazione.
1)Inizialmente ogni singolo individuo si trova in una situazione di celibato, successivamente sposandosi egli passa dalla affermazione del celibato alla sua negazione. Infine, alla morte di uno dei due coniugi, alla negazione dell'originario concetto si contrappone un'altra negazione.
2)Tra il VIII-VI secolo a.c, Roma era governata da monarchi, tuttavia nel VI secolo a.c con l'apertura della fase repubblicana al governo di uno, il rex, si oppose l'opposto governo di molti, i senatori. Successivamente, con la fase imperiale, si assiste ad una negazione della negazione originaria del potere monarchico.
3)Ammettiamo che il mondo esista certamente e che sopraggiunga l'apocalisse. Avremmo un momento affermativo in cui si potrebbe dire che il mondo è, un momento negativo in cui si direbbe che il mondo non è più e in conclusione, ipotizzando un nuovo Big Bang o il giungere in un mondo religioso, abbiamo un ultimo momento costituito dalla doppia negazione: il terzo momento.
I tre precedenti esempi si snodano in tre archi temporali: presente, passato e futuro, mostrando come la dialettica possa essere applicata ed esemplificata in ogni tempo. Tuttavia non mostrano la sola immanenza in ogni situazione del metodo, ma confermano l'ipotesi che l'affermazione si capovolge nella negazione e che entrambi i concetti, rispettando la loro diversità, si risolvono nel momento speculativo; arricchendo il concetto iniziale. Infatti, è vero che alla morte di uno dei due coniugi l'altro torna a essere solo, come precedentemente, ma arricchito o impoverito dalle esperienze matrimoniali. Allo stesso modo si può dire che il governo di Roma era comunque nelle mani di uno solo, fosse re o imperatore, ma Romolo, a differenza di Nerone, non doveva preoccuparsi di mantenere cordiali rapporti con un senato. Ugualmente diremo che un mondo che succede a questo è differente da quello precedentemente costituito, per il semplice fatto che di mezzo ci siamo stati noi che siamo morti e che ora non abitiamo più quel mondo.
Sembrerebbe che il permanere nel dileguare dell' Aufhebung sia riscontrabile, validamente, nella dimensione ontologica e che in questa dimensione porti un reale arricchimento del concetto alla fine dei tre movimenti. A questo punto non resta che verificare se il metodo Hegeliano sia valido anche nelle dimensioni epistemiche e sintattiche, quindi relative alla conoscenza e al linguaggio.
4)Io da principio ignoro il pensiero di Hegel, consecutivamente qualcuno mi informa che il pensiero del filosofo è riassumibile nella sua frase:”Cogito, ergo sum”. In ultima istanza vengo a scoprire che quella frase è di Cartesio. Ad un primo momento affermativo di ignoranza si contrappone un secondo momento di negazione di ignoranza e infine il terzo movimento nega la negazione del non sapere.
5)La regola della logica intuizionistica della doppia negazione(¬i) si deriva nel seguente modo:
X ˫ α Ipotesi
X¬α ˫ α Rafforzamento Premesse
¬α ˫¬α Assunzione
X ˫ ¬¬α Negazione minimale
X˫ α
––––––– Regola (¬i)
X ˫ ¬¬α
Il che equivale a dire che è indifferente scrivere α o ¬¬α .
Tuttavia alcune logiche dialettiche hanno rifiutato l'adozione di questa regola, in quanto appellandosi al principio di Aufhebung di Hegel hanno dimostrato che il concetto negato doppiamente contiene qualcosa di maggiore della semplice affermazione.
6)Sintatticamente si può scrivere bello e ad esso si può oppore la scrittura: non-bello. Infine possiamo anche scrivere non non-bello. L'ultima parola è rafforzativa rispetto alla semplice affermazione di bello, poiché la parola designa che qualcosa è bello e nello stesso tempo non è brutto.
Dati gli esempi sembra che la dialettica Hegeliana sia applicabile anche nel campo del linguaggio e nel campo della conoscenza, inoltre il momento speculativo o positivamente razionale dinamizza nuovamente il concetto. Infatti, nel primo caso, io ritorno in uno stato di ignoranza, ma consapevole che almeno il pensiero di Hegel non sarà configurabile con la frase di Cartesio. Similarmente, nell' esempio logico, giungo alla consapevolezza, o per lo meno al dubbio, che non si possa scrivere indifferentemente α o ¬¬α . Analogamente la parola non non bello, affermando in unità la bellezza ed il toglimento della differente non bellezza, risulta essere più rafforzativo che scrivere semplicemente bello.
Dunque è soltanto la negazione che si toglie dalla negazione[...]
Soltanto il potere del negativo rende qualsiasi concetto dinamico, quindi solo comprendendo il metodo in cui si manifesta si può comprendere: il semplice ritmo di ogni cosa, poiché è l'andamento della cosa stessa.
Metodo fluido e continuo che diventa il circolo,la linea che ha raggiunto se stessa,che è chiusa e intieramente presente, senza punto iniziale né fine.
Si conclude dicendo che si sono usati esempi al fine di cercare di risolvere un problema: l' applicabilità del metodo dialettico. Tuttavia lo stesso Hegel ne mostra l'immanenza, ci porta un esempio appunto, in tutto lo snodarsi della Dottrina dell'essere, dell'essenza e del concetto3 . Quindi possiamo dire che ciò che questa trattazione ha cercato di fare è mostrare l'evidenza di una parte della logica Hegeliana di-sciogliendola in esempi comuni, comprensibili all' uomo contemporaneo.
Detto ciò ho tentato di rendere l'aufhebung concerto contestualizzandolo nel nostro pensiero di contemporanei.Sottolineo che questo non vuol dire che la dialettica Hegeliana è una verità indubitabile,il dibattito filosofico su essa è sterminto.Ho letto recentemente un saggio,se non sbaglio,dell' eminente Severino in cui la fa a pezzi,ma camminando proprio sulle sue rovine,mentre un gruppo di analitici inglesi la lodava e la riteneva addirittura fondamento della logica generale.Il dibattito è quindi ancora molto sentito e non sarà il mio pro o contro a cambiarlo o influenzarlo.
Diciamo quindi che il ruolo di questa riflessione è questo:"Se Hegel vivesse ora potrebbe fare questi esempi per spiegare la sua dialettica".
L'Evidenza Dell' Aufhebung
Nell'introduzione della “Scienza della Logica” di Hegel si trova questa affermazione:
Nessuna esposizione può valere come scientifica, la quale non segua l'andamento di questo metodo e non si uniformi al suo semplice ritmo, poiché è l'andamento della cosa stessa1.
Ciò significa che qualsiasi trattazione per essere vera, consistente, oggettiva, Hegel dice scientifica appunto, deve fondarsi su un preciso metodo. Un metodo che immane nella realtà, che è il ritmo di tutte le cose stesse. Tale metodo è denominato dialettica Hegeliana e ha il suo fulcro nel concetto di negazione, che Kant aveva già iniziato ad esprimere in alcuni scritti precritici:
Che infatti le quantità negative non sono negazioni di quantità, come la similarità nella terminologia gli ha potuto far supporre, bensì qualcosa che in se stessa è effettivamente positiva e soltanto contrapposta ad un'altra cosa.2
Hegel recepisce e approva l'insegnamento, infatti scrive nella “Scienza della Logica”:
L'unico punto, per ottenere il progresso scientifico,-e intorno alla cui semplicissima intelligenza bisogna essenzialmente adoprarsi,-è la conoscenza di questa proposizione logica, che il negativo è insieme anche positivo, ossia che quella che si contraddice non si risolve nello zero, nel nulla astratto,ma si risolve essenzialmente solo nella negazione del suo contenuto particolare, vale a dire che una tale negazione non è una negazione qualunque,ma la negazione di quella cosa determinata, ed è perciò negazione determinata.
In generale, si può dire che il filosofo crede nell'esistenza di un metodo, basato sulla forza del negativo, che immane in ogni cosa. Per verificare se effettivamente questo metodo si applica e sostiene la realtà, prenderemo in considerazione vari esempi e indagheremo se essi possono essere letti dialetticamente e se la doppia negazione di un concetto affermato porta realmente un arricchimento e non una nullificazione.
1)Inizialmente ogni singolo individuo si trova in una situazione di celibato, successivamente sposandosi egli passa dalla affermazione del celibato alla sua negazione. Infine, alla morte di uno dei due coniugi, alla negazione dell'originario concetto si contrappone un'altra negazione.
2)Tra il VIII-VI secolo a.c, Roma era governata da monarchi, tuttavia nel VI secolo a.c con l'apertura della fase repubblicana al governo di uno, il rex, si oppose l'opposto governo di molti, i senatori. Successivamente, con la fase imperiale, si assiste ad una negazione della negazione originaria del potere monarchico.
3)Ammettiamo che il mondo esista certamente e che sopraggiunga l'apocalisse. Avremmo un momento affermativo in cui si potrebbe dire che il mondo è, un momento negativo in cui si direbbe che il mondo non è più e in conclusione, ipotizzando un nuovo Big Bang o il giungere in un mondo religioso, abbiamo un ultimo momento costituito dalla doppia negazione: il terzo momento.
I tre precedenti esempi si snodano in tre archi temporali: presente, passato e futuro, mostrando come la dialettica possa essere applicata ed esemplificata in ogni tempo. Tuttavia non mostrano la sola immanenza in ogni situazione del metodo, ma confermano l'ipotesi che l'affermazione si capovolge nella negazione e che entrambi i concetti, rispettando la loro diversità, si risolvono nel momento speculativo; arricchendo il concetto iniziale. Infatti, è vero che alla morte di uno dei due coniugi l'altro torna a essere solo, come precedentemente, ma arricchito o impoverito dalle esperienze matrimoniali. Allo stesso modo si può dire che il governo di Roma era comunque nelle mani di uno solo, fosse re o imperatore, ma Romolo, a differenza di Nerone, non doveva preoccuparsi di mantenere cordiali rapporti con un senato. Ugualmente diremo che un mondo che succede a questo è differente da quello precedentemente costituito, per il semplice fatto che di mezzo ci siamo stati noi che siamo morti e che ora non abitiamo più quel mondo.
Sembrerebbe che il permanere nel dileguare dell' Aufhebung sia riscontrabile, validamente, nella dimensione ontologica e che in questa dimensione porti un reale arricchimento del concetto alla fine dei tre movimenti. A questo punto non resta che verificare se il metodo Hegeliano sia valido anche nelle dimensioni epistemiche e sintattiche, quindi relative alla conoscenza e al linguaggio.
4)Io da principio ignoro il pensiero di Hegel, consecutivamente qualcuno mi informa che il pensiero del filosofo è riassumibile nella sua frase:”Cogito, ergo sum”. In ultima istanza vengo a scoprire che quella frase è di Cartesio. Ad un primo momento affermativo di ignoranza si contrappone un secondo momento di negazione di ignoranza e infine il terzo movimento nega la negazione del non sapere.
5)La regola della logica intuizionistica della doppia negazione(¬i) si deriva nel seguente modo:
X ˫ α Ipotesi
X¬α ˫ α Rafforzamento Premesse
¬α ˫¬α Assunzione
X ˫ ¬¬α Negazione minimale
X˫ α
––––––– Regola (¬i)
X ˫ ¬¬α
Il che equivale a dire che è indifferente scrivere α o ¬¬α .
Tuttavia alcune logiche dialettiche hanno rifiutato l'adozione di questa regola, in quanto appellandosi al principio di Aufhebung di Hegel hanno dimostrato che il concetto negato doppiamente contiene qualcosa di maggiore della semplice affermazione.
6)Sintatticamente si può scrivere bello e ad esso si può oppore la scrittura: non-bello. Infine possiamo anche scrivere non non-bello. L'ultima parola è rafforzativa rispetto alla semplice affermazione di bello, poiché la parola designa che qualcosa è bello e nello stesso tempo non è brutto.
Dati gli esempi sembra che la dialettica Hegeliana sia applicabile anche nel campo del linguaggio e nel campo della conoscenza, inoltre il momento speculativo o positivamente razionale dinamizza nuovamente il concetto. Infatti, nel primo caso, io ritorno in uno stato di ignoranza, ma consapevole che almeno il pensiero di Hegel non sarà configurabile con la frase di Cartesio. Similarmente, nell' esempio logico, giungo alla consapevolezza, o per lo meno al dubbio, che non si possa scrivere indifferentemente α o ¬¬α . Analogamente la parola non non bello, affermando in unità la bellezza ed il toglimento della differente non bellezza, risulta essere più rafforzativo che scrivere semplicemente bello.
Dunque è soltanto la negazione che si toglie dalla negazione[...]
Soltanto il potere del negativo rende qualsiasi concetto dinamico, quindi solo comprendendo il metodo in cui si manifesta si può comprendere: il semplice ritmo di ogni cosa, poiché è l'andamento della cosa stessa.
Metodo fluido e continuo che diventa il circolo,la linea che ha raggiunto se stessa,che è chiusa e intieramente presente, senza punto iniziale né fine.
Si conclude dicendo che si sono usati esempi al fine di cercare di risolvere un problema: l' applicabilità del metodo dialettico. Tuttavia lo stesso Hegel ne mostra l'immanenza, ci porta un esempio appunto, in tutto lo snodarsi della Dottrina dell'essere, dell'essenza e del concetto3 . Quindi possiamo dire che ciò che questa trattazione ha cercato di fare è mostrare l'evidenza di una parte della logica Hegeliana di-sciogliendola in esempi comuni, comprensibili all' uomo contemporaneo.
martedì 2 marzo 2010
Risposta alla domanda che cos'è l'illuminismo?

dicembre 1783
L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude!Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell'illuminismo.
Pigrizia e viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall'altrui guida, rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E' così comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me. Non ho bisogno di pensare, se sono in grado di pagare: altri si assumeranno questa fastidiosa occupazione al mio posto. A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e fra questi tutto il gentil sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, si preoccupano già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l'alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste placide creature osassero muovere un passo fuori dal girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo descrivono ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora, tale pericolo non è poi così grande, poiché, a prezzo di qualche caduta, essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo tipo provoca comunque spavento e, di solito, distoglie da ogni ulteriore tentativo.
E' dunque difficile per il singolo uomo tirarsi fuori dalla minorità, che per lui è diventata come una seconda natura. E' giunto perfino ad amarla, e di fatto è realmente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova. Precetti e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale, o piuttosto di un abuso, delle sue disposizioni naturali, sono i ceppi di una permanente minorità. Se pure qualcuno riuscisse a liberarsi, non farebbe che un salto malsicuro anche sopra il fossato più stretto, non essendo allenato a camminare in libertà. Quindi solo pochi sono riusciti, lavorando sul proprio spirito a districarsi dalla minorità camminando, al contempo, con passo sicuro.
Che invece un pubblico si rischiari da se, è cosa più possibile; e anzi, se gli si lascia la libertà, è quasi inevitabile. Poiché, perfino fra i tutori ufficiali della grande massa, ci sarà sempre qualche libero pensatore che, liberatosi dal giogo della minorità, diffonderà lo spirito di una stima razionale del proprio valore e della vocazione di ogni essere umano 5 a pensare da sé. E il particolare sta in ciò: che il pubblico, il quale in un primo tempo è stato posto da costoro sotto quel giogo, li obbliga poi esso stesso a rimanervi quando sia a ciò istigato da quei suoi tutori incapaci a loro volta di un compiuto rischiaramento; perciò, seminare pregiudizi è tanto nocivo: perché essi si ritorcono contro chi vi crede e chi vi ha creduto. Per questa ragione, un pubblico può giungere al rischiaramento solo lentamente. Forse attraverso una rivoluzione potrà determinarsi l'affrancamento da un dispotismo personale e da un'oppressione assetata di guadagno o di potere, ma non avverrà mai una vera riforma del modo di pensare. Al contrario: nuovi pregiudizi serviranno, al pari dei vecchi,per la grande folla di coloro che non pensano.
A questo rischiaramento, invece, non occorre altro che la libertà; e precisamente la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma sento gridare da ogni lato: non ragionate! L'ufficiale dice: non ragionate, fate esercitazioni militari! L'intendente di finanza: non ragionate, pagate! L'ecclesiastico: non ragionate, credete! (Un unico signore al mondo dice: ragionate quanto volete e su tutto ciò che volete, ma obbedite!) Qui c'è restrizione alla libertà dappertutto. Ma quale restrizione è d'ostacolo all'illuminismo, e quale invece non lo è, piuttosto lo favorisce? Io rispondo: il pubblico uso della propria ragione deve essere libero in ogni tempo, ed esso solo può realizzare il rischiaramento tra gli uomini; al contrario, l'uso privato della ragione può essere spesso limitato in modo stretto, senza che il progresso del rischiaramento venga da questo particolarmente ostacolato. Intendo per uso pubblico della propria ragione l'uso che uno ne fa, in quanto studioso, davanti all'intero pubblico dei lettori. Chiamo invece uso privato della ragione quello che ad un uomo è lecito esercitare in un certo ufficio o funzione civile a lui affidato.
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